l’età del tempo lungo

(redemption song – bob marley)

ho raggiunto l’età del tempo lungo
quella in cui non c’è fretta

l’età in cui si sa portare pazienza,
qualunque cosa succeda

l’età di mezzo fra l’ansia da prestazione
e quella in cui non si ha più nulla da attendere

l’età in cui ti è successo abbastanza
per poter attendere, sereno, che succeda qualcos’altro

l’età del tempo lungo non la cerchi
arriva anche tramite tutti i tuoi errori

ti arriva addosso come un coperta calda
e non porta con sé carichi di malinconia

ti entra nell’anima come una cura
e porta sincerità e umiltà di cuore

ti pervade il corpo come una malattia
e ti fa provare il senso della sorpresa nel rendertene conto

l’età del tempo lungo è una condizione dello spirito
viaggia con te nell’infinito silenzio della notte

ti accompagna oltre le rapide passioni
e ti rende nodoso come un ulivo

ti trasporta oltre la fatica del corpo
e ti rende tenace come un affamato

ti lascia il respiro sufficiente per comprendere
e poter ancora soffiare vita nella bocca di chi non ne ha quasi più

l’età del tempo lungo ti rende acqua
e come l’acqua diventi adattabile e forte
niente in natura è più duttile dell’acqua

nessun uomo può dire di conoscere se stesso
finché non ha raggiunto l’età del tempo lungo
finché non è divenuto acqua

l’età del tempo lungo non dura per sempre
la vita la cancella come ha cancellato
la follia, le stramberie, le ire

ma il ricordo di lei
rimarrà dentro di te

e ti darà conforto
quando ti sembrerà

di avere perso il senso
di esser stato acqua.

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Joe Barrymore

Quando Joe Barrymore scoprì che un corpo a mollo nell’acqua diventava viola, gli amici del circolo si indispettirono e lo uccisero con quattro colpi di pistola a voce (pistola! pistola! pistola! pistola!).
Joe Barrymore chiese se veramente volessero che morisse e gli amici risposero: sì! Barrymore replicò: ma dai, non scherzate. E gli amici: no, no, adesso muori. Così, Barrymore decise di morire perché era sempre stato un uomo di parola.
Le sue esequie furono celebrate dal reverendo Juice, l’unico religioso che sapeva cogliere il succo delle cose.
Il corteo funebre prendeva avvio dalla sua abitazione, in via del Tutto Eccezionale, a partire dalle ore 15.
Sarah, che con Barrymore non c’entrava un cazzo, era arcistufa ed emanava arcicaldo, non volle andare di corpo, ma solo di spirito. Insomma una liberazione alcolica.
Intanto sui rami spuntavano i primi dentini e la mamma ripeteva che per forza poi diventavano nervosi. Per questo, e solo per questo, quel giorno non fu possibile volare al cinema.
Gli idioti, si sa, non vengono mai soli. Infatti, se avete notato, ogni Romeo ha la sua Giulietta, ogni Paolo ha la sua Francesca, ogni cosa ha il suo posto.
Cosa succederebbe, si chiedevano gli storici, se Paolo si fosse innamorato di Giulietta? Romeo si sarebbe incazzato e gliele avrebbe cantate a Paolo (Paolo Paolo Pa, Paolo maledetto) oppure sarebbe emigrato sulla Luna dove avrebbe fondato la base Alfa Romeo? Chi lo sa. Di fatto, non c’è niente, è ancora tutto da preparare e sono già le dodici e mezza.

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il coraggio degli uomini normali

(un giorno credi – edoardo bennato)

il coraggio di dare un bacio
il coraggio di dire che non va bene
il coraggio di dire ancora
il coraggio di dare ancora

il coraggio di ricominciare
il coraggio di stare soli
il coraggio di alzare la mano
il coraggio di chiedere scusa

il coraggio di andarsene
il coraggio di restare
il coraggio di confessare
il coraggio di perdonare

il coraggio di farsi da parte
il coraggio di insistere
il coraggio di stare zitti
il coraggio di parlare

il coraggio di essere se stessi
il coraggio di perdersi
il coraggio di incontrare
il coraggio di assumersi le responsabilità

il coraggio di dire no, o si
il coraggio di pensare
il coraggio di aspettare
il coraggio di decidere

è nelle cose di tutti i giorni
è nello stesso istante del respiro
è nell’essere coerenti
il coraggio degli uomini normali

.. la cosa più difficile del mondo

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grigicapelli

(dedicato ad un mio amico vero e, naturalmente, alla mia piccola)

adesso cosa volete che vi dica..

ormai ho raggiunto il tempo del non-tempo

nessun tempo per scrivere
nessun tempo per pensare
nessun tempo per riposare
nessun tempo per creare

le mie pagine sono sempre più corte

perché la nuova vita reclama il suo spazio

penso che sparirò dal mio pc
penso che sparirò dal web
penso che sparirò dal palcoscenico
penso che sparirò dentro a un pannolino

ma non sono ancora morto..

non sono morte le mie idee

sarà il tempo della raccolta
sarà il tempo della collezione
sarà il tempo della selezione
sarà il tempo della pulizia

sono certo..

il tempo lungo renderà giustizia
alla mia anima voncia e porca

e ci ritroveremo con una diversa forma
ma con un’anima più grande e sanguinante,

e sarà bello riscoprire nuove scemità
ancora uguali ma sempre diverse agli occhi

capirò in un attimo cosa mi potrà ancora tradire
la vera verità starà in uno sguardo di bambina..

così i suoi capelli non saranno liquirizia invano
così i miei capelli non saranno cenere invano

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goccia

(amore disperato – nada)

..tu mi sembri grande, piccola

io ti guardo negli occhi
e mi sembri grande, piccola

io vedo le tue labbra
vedo le tue espressioni
e mi sembri grande, piccola

ti sento ridere
ti vedo nascondere le parole
io ti sento
e mi sembri grande, piccola

lo sai cos’è?
è che io sono bruciato
si, io sono la parte finita del mondo
tu, invece, sei il nuovo sorriso

tu sei quella nuova
tu sei la speranza
tu sei la riva del mare
tu batti l’onda

e mi sembri grande,
eppure sei ancora piccola
eppure sei ancora una goccia
eppure sei tutto il mio mare..

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the road

(on the road again – rockets)

chi ha strade diverse non viaggia insieme
proprio non ci riesce
c’è qualcosa che lo ferma

c’è invece chi una strada aperta davanti
senza volerlo, senza saperlo
non sa neppure quale sia l’imbocco

chi ha strade diverse non viaggia insieme
suda, sbuffa
si volta e torna indietro

c’è invece chi scopre di avere ancora strada
e capisce di poterla condividere
i piedi vanno da soli, non c’è spiegazione

chi ha strade diverse non viaggia insieme
non ce la fa neppure a preparare il bagaglio
ha paura di mostrarsi nudo

c’è invece chi sente di avere una strada davanti
magari piena di buche
senza guard-rail, tutta una curva

chi ha strade diverse non viaggia insieme
e finisce il suo percorso solo, in un tombino
perso fra i miasmi, affogato dai dubbi

c’è invece chi prova una strada nuova
mal che gli vada
vagabonderà per il mondo

.. forse inutilmente
.. forse per sempre
.. forse, finalmente, felice..

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de rerum natura

La piccola cammina sulla neve
lasciando impronte a forma di cuore
e gocce di vita

Va sola per il sentiero
ha tutto il sole del mondo
sotto i suoi piedi vecchie foglie macerate

Non ha fatto la scelta di nascere
farà tutte le altre
sarà l’arcobaleno dopo la pioggia

La piccola guarda il cielo
nei suoi occhi le stelle si moltiplicano

intorno a lei sbuffano le onde del mare
e la notte le farà sempre da coperta.

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ode per l’intestino di tex willer

Quando Tex Willer decideva che quei mascalzoni andavano fatti sparire dalla faccia della Terra, non c’erano santi. Il ranger ed il suo fido pard, Carson, si smazzavano miglia e miglia di deserto, senza una borraccia d’acqua, in pieno agosto, feriti, su un solo cavallo, il quale aveva perso un ferro, fuori dalla pista, cavalcando giorno e notte, sparando ai serpenti che gli sbarravano la strada, uccidendo cinquecento Mescaleros sul piede di guerra, sgominando un traffico d’armi, sedando la rivolta degli Utes, incontrando l’amico Morisco, sopravvivendo al veleno bevuto nell’unica pozza d’acqua nel raggio di tre milioni di miglia, ma alla fine, ci potevate giurare, i mascalzoni finivano sotto un metro di terra.

Per questo Tex è un mito. Per questo è una delle poche certezze che l’uomo ha nella vita. Potete immaginare le insidie più insidiose che riuscite, ma state pur sicuri che Tex ne verrà a capo e da vincitore. Non c’è confronto tra lui e un Dylan Dog, che si macera facendosi ogni sorta di menata e sorbendosi le cazzate di Groucho, non c’è paragone con le soluzioni cervellotiche di Martin Mystère e i grugniti di quel coglione di Jawa. Tex è di un’altra pasta. Di quelli come Tex si è perso lo stampo.

I soliti detrattori potranno obiettare che sono seicento numeri che il più famoso dei rangers fa le stesse cose. Ebbene mi pare di poter dire che è vero. E allora? Voi non vi alzate tutte le mattine? Voi, forse, non fate sempre colazione? Non andate tutti i giorni a lavorare? Non vi lavate (quasi) sempre? Allo stesso modo Tex sconfigge, ogni anno, una decina di trafficanti, placa cinque o sei tribù ribelli, evita almeno tre catastrofi biologiche, tira come minimo seimila cazzotti a chi gli capita sotto mano, siano delinquenti o politicanti, va in Messico una o due volte l’anno e, ciclicamente rincontra i suoi vecchi amici e nemici: Morisco, Montales, Pat l’irlandese, Mefisto (o Yama). Il bello è che lo conoscono sempre tutti. In qualsiasi posto vada. E’ il primo, riuscitissimo esempio di public relation man.

Io lo amo. Amo il suo winchester che non finisce mai il caricatore, amo il suo cavallo che non si stanca mai e corre sempre più forte di tutti gli altri, amo la sua camicia e il suo cappello sempre uguali (anzi, ho qualche dubbio che si cambi..) alla faccia di Dolce e anche di Gabbana, amo il gran culo che ha quando gli sparano in venti e, al massimo, lo sfiorano ad un braccio, amo il suo intestino: in seicento numeri delle sue storie non mi ricordo che abbia mai fatto una pausa per fare pipì o per cagare. Gli eroi non cagano mai, ricordatevelo..

Tex non morirà mai. Moriranno i papi, cambieranno i governi, ma Tex sarà sempre lì. A combattere il male e a vincerlo, anche per noi. Solo una cosa mi preoccupa. Ma il signore che disegna Tex, lo manderà al cesso prima che io crepi?

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gobi

(porca boia.. se un uomo vuole sorridere della vita, lo deve saper fare.. e succede sempre.. sempre che un uomo lo voglia.. e tutto sta nei dettagli di una storia qualunque.. naturalmente)

Solo. Nel deserto. All’ora di punta. Per uno abituato come me al traffico della città tentacolare, tanto silenzio è un insulto. Onestamente mi sento a disagio. Non ho alcun punto di riferimento e da qualunque parte mi volti non vedo che sabbia.. Decido di camminare verso il sole. Se non altro mi abbronzerò. Non ho messo la crema.. Mi sto ancora domandando come abbia fatto a trovarmi nel mezzo dei Gobi senza nessuno.. Prima quella cazzo di idea di dividerci per ritrovarci a Kathmandu. Poi la guida che se ne scappa perché “il territorio è sacro”, dice. E alla fine il cavallo che decide di tirare le cuoia. A questo punto non so come arriverò a destinazione. E’ probabile che le mie ossa riposeranno per sempre in questo mare di sassi e sabbia. Con quello che ho pagato per il volo..

Cammino da ore sotto un sole infernale. Mi si stanno cuocendo le cervella. Per un istinto di sopravvivenza ho deciso di tagliare a fette l’orecchio del cavallo e portarmelo nella sacca. Non ho più forze ma non mi voglio fermare. Ho paura di non riuscire a rialzarmi. Il sole è sempre più pesante. Mi sento cadere. Un uomo in sella scende dall’alto di una duna. E’ lontanissimo. Sembra che si diriga verso di me. Potrebbe essere un miraggio.. Si sente spesso raccontare di miraggi talmente credibili da sembrare reali. A dire il vero non sono neppure sicuro che sopra il cammello.. o un altro cavallo.. ci sia un uomo. E forse non è neppure un cavallo, o un cammello, quella “cosa” che viene verso di me. Certo, il noleggio avrà un prezzo diverso.. Mi stropiccio gli occhi e torno a guardare verso l’orizzonte. Ecco. Vedi. Era un’allucinazione. Anzi no. Era la fata morgana che me lo aveva nascosto..

Ora, quell”affare” è molto più vicino e sembra puntare diritto verso di me. Beh, ci rinuncio. Mi siedo e aspetto. Aspetto qui. Fffff.. sono stufo.. Sarà anche l’ultima cosa che riesco a fare.. Ebbé, pazienza.. E’ incredibile come siano immense le distanze qui.. E come sia rumoroso il silenzio.. Ho deciso di sdraiarmi e cercare di non pensare più.. Penso..
..
Almeno fino a domani, dai. Ancora una volta..
..
.. Ma arriverà? .. No, perché altrimenti ho uno smart box per la prossima settimana..

.. Occhei.. occhei.. muoio.. cchei..

pssst.. metti la mia ultima foto in feisbuk, per piacere..
..sicuro che gli amici la taggano..

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il lettore fantasioso

Correva l’anno 1878 ma, essendo novembre, cominciava ad essere stanco e sfiatato. Eppure qualcosa si muoveva. Francisco Fernando de la Peña Ordonez Blasco Martinez Ibarra, detto Detto, incontrò per caso un suo amico d’infanzia, Orlando Ramirez Martin Vasquez Sanchez Torero Torero Olé. Quand’ebbero finito le presentazioni s’era fatto tardi (anche perché i due erano accompagnati dalle rispettive signore e da quattro pargoletti ciascheduno) e così decisero di reincontrarsi al più presto, magari saltando i convenevoli. Comunque era stato un bel momento. Ognuno di loro aveva ripensato ai tempi della scuola, quando la maestra perdeva quasi tutta la prima ora per fare l’appello e quando loro (bricconi!) facevano finta di avere l’otite (ribricconi!) per farsi ripetere i nomi. Eh, bei tempi quelli. Tempi in cui le fragole nascevano spontanee sugli alberi, tempi in cui si parlava si parlava ma non si arrivava mai ad una soluzione, tempi in cui se non stavi attento ti fregavano l’autoradio da sotto l’ascella, tempi in cui l’ascella non si lavava per tenerci incollata l’autoradio, tempi in cui se solo Brooke avesse osato sfiorare la Perla di Labuan sarebbe arrivato Sandokan e gli avrebbe fatto un culo così, tempi in cui Brooke si portava tranquillamente a letto la Perla di Labuan appena finita la puntata, tempi in cui andavano veramente forte i Bee Gees, tempi in cui Antonio Di Pietro chiedeva padende e libbretto, tempi in cui il Milan era in serie b, tempi in cui Den Harrow cantava Catch the fox vestito con una canottiera di rete da pesca e con l’arco in mano correndo in mezzo alla neve, tempi in cui Pippo Baudo presentava Sanremo, tempi in cui nessuno si sarebbe mai sognato che il Ciao Crem sarebbe diventato bicolore, tempi in cui una raccomandazione valeva davvero, tempi in cui i bambini (ma anche i grandi) facevano la pipì appena entrati in piscina.
Forse c’è un po’ di nostalgia in queste parole ma non per questo rimpiango i tempi in cui si poteva parcheggiare in centro, i tempi in cui sulla Svizzera c’era lo Scacciapensieri, i tempi in cui sempre sulla Svizzera c’era il Buzz Fizz Quiz, i tempi in cui sulla Svizzera non c’era nient’altro, i tempi in cui almeno la Svizzera si vedeva, i tempi in cui.
Certo non si può sempre stare a guardare mentre gli altri fanno, o a fardare mentre gli altri guanno, qualche volta bisogna pur agire. Detto questo Piero prese in mano la situazione e voltò a sinistra. Cosa c’è dietro l’angolo? I sogni aiutano a vivere meglio o la vita è un sogno? Mentre si alambiccava il cervello con questi angoscianti interrogativi, Piero decise che la cosa migliore da fare era raccontare una storia. E disse. C’era una volta, in una notte d’estate, una bellissima principessa.

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