ode per l’intestino di tex willer

Quando Tex Willer decideva che quei mascalzoni andavano fatti sparire dalla faccia della Terra, non c’erano santi. Il ranger ed il suo fido pard, Carson, si smazzavano miglia e miglia di deserto, senza una borraccia d’acqua, in pieno agosto, feriti, su un solo cavallo, il quale aveva perso un ferro, fuori dalla pista, cavalcando giorno e notte, sparando ai serpenti che gli sbarravano la strada, uccidendo cinquecento Mescaleros sul piede di guerra, sgominando un traffico d’armi, sedando la rivolta degli Utes, incontrando l’amico Morisco, sopravvivendo al veleno bevuto nell’unica pozza d’acqua nel raggio di tre milioni di miglia, ma alla fine, ci potevate giurare, i mascalzoni finivano sotto un metro di terra.

Per questo Tex è un mito. Per questo è una delle poche certezze che l’uomo ha nella vita. Potete immaginare le insidie più insidiose che riuscite, ma state pur sicuri che Tex ne verrà a capo e da vincitore. Non c’è confronto tra lui e un Dylan Dog, che si macera facendosi ogni sorta di menata e sorbendosi le cazzate di Groucho, non c’è paragone con le soluzioni cervellotiche di Martin Mystère e i grugniti di quel coglione di Jawa. Tex è di un’altra pasta. Di quelli come Tex si è perso lo stampo.

I soliti detrattori potranno obiettare che sono seicento numeri che il più famoso dei rangers fa le stesse cose. Ebbene mi pare di poter dire che è vero. E allora? Voi non vi alzate tutte le mattine? Voi, forse, non fate sempre colazione? Non andate tutti i giorni a lavorare? Non vi lavate (quasi) sempre? Allo stesso modo Tex sconfigge, ogni anno, una decina di trafficanti, placa cinque o sei tribù ribelli, evita almeno tre catastrofi biologiche, tira come minimo seimila cazzotti a chi gli capita sotto mano, siano delinquenti o politicanti, va in Messico una o due volte l’anno e, ciclicamente rincontra i suoi vecchi amici e nemici: Morisco, Montales, Pat l’irlandese, Mefisto (o Yama). Il bello è che lo conoscono sempre tutti. In qualsiasi posto vada. E’ il primo, riuscitissimo esempio di public relation man.

Io lo amo. Amo il suo winchester che non finisce mai il caricatore, amo il suo cavallo che non si stanca mai e corre sempre più forte di tutti gli altri, amo la sua camicia e il suo cappello sempre uguali (anzi, ho qualche dubbio che si cambi..) alla faccia di Dolce e anche di Gabbana, amo il gran culo che ha quando gli sparano in venti e, al massimo, lo sfiorano ad un braccio, amo il suo intestino: in seicento numeri delle sue storie non mi ricordo che abbia mai fatto una pausa per fare pipì o per cagare. Gli eroi non cagano mai, ricordatevelo..

Tex non morirà mai. Moriranno i papi, cambieranno i governi, ma Tex sarà sempre lì. A combattere il male e a vincerlo, anche per noi. Solo una cosa mi preoccupa. Ma il signore che disegna Tex, lo manderà al cesso prima che io crepi?

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One Response to ode per l’intestino di tex willer

  1. clo says:

    tex sembra ok perché questo è un paese per vecchi, con o senza prostata

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